Ormoni e cancro
Anche la ciclosporina e il tacrolimus, specialmente in pazienti che hanno subito il trapianto di un organo, possono determinare dolore simmetrico delle epifisi e una distrofia del sistema nervoso simpatico (44). Il legame tra la pillola e il rischio di tumore mammario è difficile da dimostrare, a causa delle diverse formulazioni e dosaggi di questo tipo di farmaci in continua evoluzione nel tempo. Gli studi al riguardo hanno tuttavia osservato un modesto aumento del rischio di tumore al seno per le donne che assumono la pillola rispetto a chi non ne fa uso.
Un ampio studio multicentrico ha confrontato la risposta di pazienti al placebo e a 20 mg di fluoxetina o 60 mg di fluoxetina al giorno ed ha riscontrato che soltanto un dosaggio più alto risulta essere chiaramente superiore al placebo (40). Oltre a migliorare i sintomi caratteristici della BN, come le abbuffate, le condotte di eliminazione e i problemi riguardo al peso e alla forma corporea, la fluoxetina è risultata efficace anche nel diminuire la sintomatologia ansioso-depressiva. Comprovata l�efficacia della fluoxetina nella gestione acuta della BN, recentemente alcuni autori si sono proposti di esaminare l�efficacia di questo farmaco anche nel trattamento a lungo-termine e nella prevenzione delle ricadute. Uno studio controllato con placebo ha studiato l�efficacia e la sicurezza del trattamento con fluoxetina in confronto al placebo nel prevenire le ricadute nella BN durante un periodo di 52 settimane dopo un efficace trattamento acuto con fluoxetina (41).
Inibitori del proteasoma
In nefrologia, i glucocorticoidi vengono utilizzati nel trattamento delle nefropatie a genesi immunologica e nel trapianto renale. Nella pratica clinica sono disponibili diversi algoritmi che consentono di stimare il rischio di frattura osteoporotica nel lungo periodo, ma nessuno di questi è specificatamente rivolto alla GIO. Il testosterone stimola la replicazione delle cellule tumorali della prostata legandosi a specifici recettori che si trovano sulla superficie delle cellule stesse. Gli antiandrogeni sono farmaci che bloccano l’interazione tra l’ormone sessuale maschile e questi recettori, inibendo così la crescita del tumore. Provocano meno disturbi di erezione, ma più dolore a livello mammario rispetto agli agonisti dell’LHRH.
- L’obesità causa anche una sovrabbondante liberazione di insulina e di altri ormoni simili che possono agire come fattori di crescita.
- I corticosteroidi sono tradizionalmente utilizzati nelle patologie flogistiche, ove sono in grado di inibire il processo infiammatorio; sono infatti efficaci nel processo di remissione della fase acuta delle malattie autoimmuni.
- Le iniezioni intra-articolari di steroidi non sono efficaci a lungo termine nel prevenire il danno strutturale legato alla gonartrosi.
- Non bisogna mai interromperne l’uso o modificarne la dose di propria iniziativa senza consultare il proprio specialista.
- L’endometrio, infatti, come la ghiandola mammaria o l’ovaio, risponde ciclicamente all’azione degli ormoni sessuali femminili, estrogeni e progesterone, che nella donna in età fertile fanno proliferare e maturare ogni mese questo tessuto per predisporlo a un’eventuale gravidanza.
I risultati di queste ricerche suggeriscono che le donne in terapia sostitutiva estroprogestinica in menopausa abbiano un rischio relativo di tumore al seno doppio rispetto a chi non ne ha mai fatto uso. Dopo cinque anni di trattamento questo rischio diventa anche maggiore e ne occorrono altri cinque dalla sua interruzione perché il rischio torni quello di partenza. Un esito più diversificato e frammentato risulta da una recente analisi sulle terapie ormonali delle donne in menopausa, in cui sono stati confrontati i risultati di diversi studi condotti dal 2017 al 2020. Infatti, questi trattamenti ormonali aumenterebbero il rischio di tumore all’ovaio, al seno e anche alla tiroide, mentre avrebbero un effetto protettivo contro il cancro colorettale nelle donne in menopausa.
Ricercatori dell’IZSVe premiati per i metodi innovativi nella rilevazione di trattamenti anabolizzanti nei bovini
Gli antinfiammatori steroidei (cortisonici o corticosteroidi) derivano dal cortisone e agiscono bloccando il processo infiammatorio. Sono sintetizzati con una struttura simile al cortisolo (ormone naturale secreto dalle ghiandole surrenali) e sono in grado di modulare le reazioni infiammatorie. Le informazioni presenti nel sito devono servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente. L’uso a lungo termine di steroidi può portare all’insorgenza di una cataratta o di un glaucoma, oltre ad accrescere il rischio di infezioni oculari. Si manifestano con sbalzi d’umore, difficoltà a prendere sonno, ansia o irritabilità, soprattutto con il trattamento in dosi elevate o a lungo termine.
- Nel caso di assunzione per via orale, è importante seguire rigidamente la prescrizione del medico.
- Pochi pazienti sono usciti dallo studio a causa di disforia, paranoia e sensazione di essere fuori controllo.
- È stato calcolato in passato che, dopo aver preso la pillola combinata per cinque anni, le donne hanno un rischio di tumore della cervice quasi doppio rispetto a quello di chi non l’ha mai presa.
- Un’evoluzione recente del FRAX adattata alla realtà italiana e recentemente validata, è il DeFRA (FRAX-derived) che sembra migliorare la previsione della probabilità del rischio di frattura a 10 anni.
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Disturbi muscolo-scheletrici indotti dall’uso/abuso di farmaci
I pazienti che sono trattati precocemente di solito mostrano una risposta completa con remissione clinica e biochimica, la malattia non progredisce e talora si osserva regressione della fibrosi. Fattori prognostici sfavorevoli nel lungo termine sono rappresentati dal controllo non ottimale della malattia, esordio in età pediatrica, presenza di cirrosi, episodi ripetuti di riesacerbazione, razza nera, concomitanza di altra patologia epatica (virale, metabolica, autoimmune biliare). Il rischio di carcinoma epatocellulare è aumentato nel paziente con EAI e cirrotico, anche se in maniera molto meno significativa che nelle cirrosi virali o dismetaboliche. Il trattamento ormonale è comunque un’arma preziosa per ridurre il rischio che la malattia diagnosticata in fase iniziale si ripresenti dopo un trattamento locale, ma anche per ridurre i sintomi della malattia in stadio avanzato, rallentando o fermando la crescita delle cellule tumorali. In questi casi gli ormoni riescono in genere a controllare il tumore della prostata per diversi anni.
Per le donne che l’hanno seguita regolarmente per cinque anni, il rischio di morire di tumore al seno nei 15 anni successivi è inferiore di circa un terzo rispetto a quello delle donne che non si sono sottoposte al trattamento. In casi specifici, per ridurre ulteriormente il rischio di recidiva, sulla base dell’esame istologico iniziale e delle condizioni generali della paziente, l’oncologo può decidere di prolungare il trattamento fino a dieci anni. Devlin et al. (83) hanno condotto uno studio non controllato in 16 donne obese trattate associando la CBT individuale, fentermina e fluoxetina; il trattamento attivo è stato seguito da un mantenimento di una volta al mese per tre anni. Alla fine delle 20 settimane di trattamento attivo, le pazienti hanno mostrato una riduzione della frequenza delle abbuffate, del peso e dello stress psicologico, sebbene al termine dell�anno di osservazione presentassero un recupero ponderale con un aumento di peso maggiore rispetto al calo conseguito col trattamento. I primi studi sugli SSRI hanno utilizzato la fluoxetina in pazienti obesi con e senza condotte di alimentazione incontrollata. La fluoxetina è risultata efficace nell�indurre una significativa perdita di peso in uno studio di 1 anno in doppio-cieco su pazienti obesi con e senza DAI (68) ed ha ridotto le abbuffate nei pazienti con DAI già nei primi giorni di trattamento (69).
Diversi studi hanno mostrato l’ efficacia dello Zinco piritione allo 0.25 % – allo 0.5 % – all’ 1% nel trattamento della forfora. Ha dimostrato una discreta tollerabilità ed efficacia nel rimuovere le scaglie dell’ epidermide. In particolare, in un’indagine del 2021 sono stati confrontati i risultati di quasi 80 studi condotti tra il 1960 e il 2010. I ricercatori hanno trovato una correlazione tra il farmaco, se assunto per più di cinque anni e nel periodo precedente la prima gravidanza, e un aumento del rischio di cancro al seno.
Numerosi studi clinici hanno dimostrato che gli steroidi abbreviano la durata dell’attacco, riducendone anche la gravità, sebbene la risposta al cortisonico sia variabile da individuo ad individuo e da ricaduta a ricaduta. Dunque, anche se non è ancora stata individuata una cura definitiva per la sclerosi multipla, sono disponibili terapie in grado di modificare favorevolmente il decorso della malattia, ridurre la gravità e la durata degli attacchi e l’impatto dei sintomi. Tale necessità non è soddisfatta nella terapia a lungo termine di molte delle malattie autoimmuni-infiammatorie, incluse le vasculiti che sono malattie in cui l’infiammazione è localizzata nelle pareti dei vasi. Se non riconosciuta precocemente e non trattata con steroidi, l’arterite a cellule giganti può portare cecità e, nel lungo termine, aneurismi infiammatori dell’aorta ascendente o stenosi/ostruzione delle grandi arterie. Recenti studi hanno ipotizzato l�efficacia del topiramato non solo nella BN, come precedentemente sottolineato, ma anche nel DAI. In uno studio naturalistico in aperto con topiramato, Shapira et al. hanno evidenziato una diminuzione del peso dosaggio-dipendente per 13 pazienti con DAI e comorbilità in Asse I (75).
Più recentemente uno studio randomizzato placebo-controllato ha evidenziato l�efficacia di un trattamento con fluoxetina nel ridurre la frequenza delle abbuffate, il peso e la gravità di malattia nonché la buona tollerabilità in pazienti con DAI (70). In considerazione delle proprietà stimolanti l�appetito e antiemetiche del tetraidrocannabinolo (THC), alcuni autori hanno studiato i suoi effetti in pazienti con AN. In uno studio crossover in doppio-cieco di 4 settimane in 11 pazienti, che ha confrontato il THC orale al diazepam, non è stato riscontrato alcun effetto significativo sull�introito di cibo o l�aumento di peso (28). Pazienti che ricevevano il THC hanno sperimentato alcuni effetti collaterali negativi, tra cui disturbi del sonno.